Situato al centro del sistema collinare della Marmilla, che si affaccia e domina i campidani di Cagliari e Oristano, Villanovaforru è un paesino che enumera poco più di 600 abitanti, distante una cinquantina di chilometri da Cagliari. Il centro storico ha una altimetria di 324 metri s.l.m. mentre la  superficie comunale è di 10,97 Kmq.
Sino a qualche decennio fa era quasi del tutto sconosciuto, un piccolo centro agricolo, che spesso non figurava nemmeno nelle carte geografiche, mentre oggi è assai noto poiché diventato un punto di riferimento culturale e turistico di importanza internazionale, grazie alla valorizzazione del monumentale complesso nuragico "Genna Maria" ed al conseguente allestimento del Museo Archeologico.
Sono sorte  strutture turistiche e ricettive in grado di soddisfare le richieste e le esigenze di un futuro afflusso turistico di una certa rilevanza e tale Il miracolo é avvenuto grazie all'intuizione ed alla capacità di sfruttare   la   cultura e la antichissima storia del paese, come risorse economiche e prodotti artigianali da vendere e commercializzare.


IL MUSEO ARCHEOLOGICO E IL NURAGHE GENNA MARIA

Il museo civico archeologico, allestito in un edificio di interesse storico, utilizzato anticamente come "Monte di Soccorso" (XIX secolo), accoglie tutti i reperti provenienti dagli scavi di Genna Maria. Nelle numerose vetrine sono inoltre esposti i reperti provenienti anche da altri insediamenti, sempre di Villanovaforru, come "Pinn'è Maiolu", "Baccus Simeone", "Sant'Antiogu", "Marramutta", "Perdu Porcu" e "Prascocca". Diverse vetrine contengono reperti provenienti da insediamenti nuragici di altri comuni della Marmilla tra i quali Siddi, Collinas, Lunamatrona, Villanovafranca e Gesturi.
Tutti i reperti, adeguatamente accompagnati da pannelli esplicativi, sono presentati rispettando le associazioni originarie che arredavano e rendevano funzionali a vari fini gli ambienti di una parte completamente scavata del villaggio. 
Previa prenotazione si può visitare il museo ed il parco accompagnati da una guida che illustrerà i vari reperti esposti, le tecniche di scavo, ed il sito archeologico. 

Tutta la Sardegna è disseminata di nuraghi, più o meno complessi, più o meno in buono stato di conservazione. Sono in circa 7000.
"Genna Maria" è una località di grande interesse per importanti testimonianze di epoca nuragica.
Sino al 1969 la collina di Genna Maria (424 m.s.l.) era una delle tante alture della Marmilla coltivata a grano, da cui  lo sguardo spaziava fino ai golfi di Cagliari ed Oristano, al monte Arci, alle Giare, al di là del Campidano, ai monti del Sulcis-Iglesiente.
Oggi, dopo circa un trentennio di scavi, un imponente complesso archeologico, compreso in un parco fitto di alberi è fruibile dai visitatori.
Il nuraghe di "Genna Maria" è definito un "complesso nuragico"  formato da un mastio a cui venne aggiunto un bastione a tre torri con cortile centrale e pozzo, e ancora, in epoca successiva, una cinta di mura esterna con sei torri angolari sporgenti. A chiudere il tutto venne innalzato un rifascio murario. Intorno si estende il villaggio di capanne nuragiche. 
Il nome "Genna Maria" significa "porta dei mari", molto probabilmente perché dal colle omonimo, nelle chiare giornate, si riesce a vedere sia il mare di Oristano che quello di Cagliari.
Il complesso nuragico ha un nuraghe centrale, risalente all'età del Bronzo antico-medio, attorno al quale sorgono le torri e l'antemurale di difesa, che venne, in seguito, demolito per edificare il villaggio, nella prima età del Ferro. Fuori della città fortificata vi sono i resti delle capanne adibite ad abitazione, dei luoghi di riunione, e dei laboratori artigiani per la ceramica e la metallurgia, abbandonati intorno al IX-VIII secolo a.C.. Gli oggetti ritrovati negli scavi, tra cui anche lucerne, bruciaprofumi e resti di animali sacrificati, fanno pensare ad un uso successivo (III secolo a.C.) dei ruderi del nuraghe che avrebbe accolto una favissa (una sorta di cella sotterranea ad uso di ripostiglio) che conteneva oggetti di culto dedicati a Demetra e Kore. Tutti i reperti sono conservati nel Museo, situato al centro del paese.

Per notizie approfondite www.gennamaria.it


LE CHIESE

Parrocchia San Francesco - E' una delle poche che si sono conservate nello stile di semplicità che avevano le parrocchie della Diocesi di Ales-Terralba fino all'anno 1600. E' una delle poche chiese inoltre che ancora rimane con il tetto di legno. Vi è vicinissima la casa canonica, donata dal Santo Padre Pio XI nel 1928. Altra particolarità della chiesa è quella delle tre cappelle tutte dal medesimo lato, salvo che, nel 1940 vi fu aggiunta una cappella al fianco di mezzodì (la cappella "degli uomini"). In passato la porta maggiore era protetta da un antico cancello.
Nella attuale sagrestia vi è presente una bella "paratora" di noce, con due confessionali per uomini, fatta nel 1855. Nella sagrestia vecchia, chiamata oratorio, simmetrico con la sagrestia nuova, si conserva la portantina dorata della Madonna Assunta col relativo tavolino di sostegno; arredi del 1844.
In una relazione del Vescovo, l'elenco delle statue presenti in chiesa nell'anno 1761, ci rivela le devozioni  del popolo di quel tempo; statue così elencate: Sant'Antonio da Padova, San Giuseppe e San Raimondo Nonnato, San Rocco e Santa Rita. E' sorprendente che questa Santa, canoniz-zata soltanto nel 1900, godesse già culto molto diffuso, fin da alcuni secoli prima. Altre statue, della Madonna del Rosario, di San Giovanni Nepomuceno, di Sant'Isidoro Agricoltore, di Santa Marina ed altre. Nella Sagrestia sono conservate le reliquie della Santa Croce e la reliquia di Santa Marina, ambedue con i documenti di autenticità. Attorno alla chiesa era presente il cimitero, ora sistemato fuori dal centro abitato.
Oltre la chiesa parrocchiale, era ancora in piedi nel 1761 la chiesetta di San Sebastiano. Oggi di quella chiesa non si ha più traccia, ed anche persone anziane dicono di non averne mai visto i ruderi. E' però noto che la chiesa vi fosse, ove oggi è la Via San Sebastiano.

Chiesa campestre Santa Marina - Risale al  XIII secolo e si trova a poche centinaia di metri dal centro abitato. E' provvista di una sola navata (quella longitudinale) e di un transetto. L'altare si trova nel punto in cui la navata si incrocia col transetto; il campanile è a vela. La pianta è a croce latina. La chiesa fu costruita nel 1280 e successivamente restaurata. Santa Marina viene venerata qui ed in Spagna.
La devozione a Santa Marina è antichissima ed è anche particolarissima di Villanovaforru, perché di questa santa non vi è altra chiesa in Sardegna: Nel martirologio romano si legge "17 luglio, a Venezia la traslazione di Santa Marina Vergine; 18 luglio in Gallecia (Galizia) di Spagna Santa Marina Vergine e Martire".
Nel lessico Ecclesiastico Edizione Vallardi, Milano 1904, alla voce S.Margherita è detto: "gli antichi martirologi ricordano questa Santa, venerata dai Greci col nome di Marina e dai Latini col nome di Margherita". Ed è curioso che i Greci la chiamas-sero col nome latino Marina, ed i Latini la chia-massero col nome greco Margarita. In lingua greca Margarita significa "perla", e la perla non è che una pietra preziosa di origine "marina". E' assai importante che di Margherita e di Marina siano uguali le notizie biografiche, con la sola differenza che Margherita visse e morì in Pisidia dell'Asia Minore, mentre Marina si ritiene nata in Galizia in Spagna. Ciò potrebbe significare che il suo culto fu portato in tempi antichissimi dall'Oriente alla Spagna e che il popolo spagnolo finì per considerarla sua concittadina, scegliendo il secondo nome anziché il primo. 
Marina nacque in Galizia, il padre fu un sacerdote pagano, la madre morì quando ancora era bambina e perciò fu data ad una balia che era segretamente cristiana. Cresciuta in età Marina dovette andare a pascolare le pecore in campagna, dove gli si presentò un governatore di nome Olibrio per domandarla in sposa. Alla risposta negativa, e per essere stata riconosciuta cristiana, Marina viene condannata alla pena della decapitazione.